giovedì 25 aprile 2013

Emor

Emor

H. comunica a Moshe delle regole specifiche per i Cohanim, le famiglie sacerdotali.
Ad un Cohen è vietato contaminarsi per un morto, a meno che non sia un parente stretto, e sposarsi con una zonà, una chalalà o con una donna divorziata.
Al Cohen Gadol invece, era vietato portare i segni del lutto persino per un parente stretto quale il padre o la madre, e vi erano delle regole più rigorose riguardo alla donna che poteva sposare.
Nessun Cohen con difetti era autorizzato ad offrire sacrifici al Signore, ma poteva tuttavia mangiare dalle cose sacre, in quanto appartenente alla famiglia sacerdotale.
I Cohanim dovevano trovarsi in stato di puritá per poter mangiare dalle cose sacre e nessun estraneo alla famiglia sacerdotale poteva mangiare dalle cose consacrate a H. dai figli d'Israele.

H. esorta il popolo a non offrire sacrifici con difetti perchè non sarebbero graditi.

Vengono ricordati i tempi stabiliti per le celebrità annuali: ogni sei giorni lo Shabbat come cessazione da ogni attività; il 15 di Nissan~Pesach con la mitzva di mangiare le matzot; nei giorni che separano Pesach da Shavuot la mitzva del conteggio dei 49 giorni dell'omer e del portare al sacerdote le primizie del proprio raccolto; al 50esimo giorno la festa di Shavuot; la mitzva del sentire il suono dello shofar il primo di Tishre~Rosh-Ashana; il digiuno come simbolo di afflizione per espiare i propri peccati il 10 di Tishrei~ Kippur; infine la mitzva del lulav e di risiedere nelle Succot per sette giorni dal 15 di Tishrei.

Nel Mishkan la Menora doveva restare accesa costantemente, così come di shabbat in shabbat dovevano essere disposti dodici pani di presentazione.

Un figlio di un egiziano con una donna israelita litiga con un "uomo d'Israele"; il figlio dell'egiziano pronuncia chiaramente il nome di H. e lo bestemmia. Il popolo lo isola in attesa che Moshe chieda ad H. come comportarsi con quest'uomo.

H. parla con Moshe che gli comanda di condurre il bestemmiatore fuori dall'accampamento: tutte le persone che lo avranno sentito dovranno mettergli le mani sulla testa, e tutta la comunità lo lapiderà.
Il popolo fece ciò che D. aveva comandato a Moshe.

Shabbat Shalom

giovedì 18 aprile 2013

Achare mot-Kedoshim

Akharè Mot:

Dopo la morte dei due figli di Aharon Nadav e Avihu, H. ammonisce di non entrare nel luogo santo dei santi, in cui è conservata l'arca. È permesso accedervi solo al Cohen Gadol e solo una volta all'anno, nel giorno d'espiazione, il giorno di Kippur.

Vengono riportare le regole che il Cohen Gadol doveva seguire per chiedere a H. perdono per i peccati del popolo. Nel Yom Kippur si estraeva a sorte tra due capri. Uno doveva essere sacrificato, sull'altro invece il Cohen confessava tutte le trasgressioni ed esso veniva poi portato in mezzo al deserto e lasciato li, come simbolo dell'allontanamento del popolo dai peccati.

La Parasha prosegue esortandoci a non offrire alcun sacrificio al di fuori del santuario e di stare attenti a non mangiare il sangue di un animale.

Infine H. ci mette in guardia dal seguire le usanze degli egiziani o degli altri popoli che hanno abitato la terra d'Israele, in quanto quest'ultima è stata contaminata dai loro atteggiamenti sbagliati.

Vieta infine alcune relazioni proibite, tra cui: l'incesto sia con i genitori che con una matrigna, una sorella, una nipote, una sorellastra, una zia paterna o materna ecc. o anche l'avere relazioni con una donna e con sua figlia, o con due sorelle mentre una delle due è ancora in vita.

Kedoshim

H. comanda a Moshe "Siate santi perchè Io sono santo", ed inizia ad elencare una serie di mitwot attraverso le quali l'ebreo può santificare se stesso avvicinandosi alla santità di H.

Tra di essei: Il timore verso la propria madre e il proprio padre, il rispetto dello Shabbat, il non rivolgersi agli idoli, il lasciare un angolo del proprio campo per i poveri.

Il divieto di negare un debito, il divieto di trattenere anche per una sola notte lo stipendio di un lavoratore, il divieto di odiare il proprio fratello, l'obbligo di amare il prossimo come se stessi.

Il divieto di rivolgersi a oracoli o a negromanti, il divieto di distruggere gli angoli della barba e dei capelli, il divieto di fare tatuaggi. L'obbligo di dare ai proseliti gli stessi diritti di coloro che nascono nel popolo. Il divieto di imbrogliare con pesi e misure contraffatte.

Dopo aver elencato gli atteggiamenti da cui allontanarsi vengono anche riportate delle punizioni per alcuni tipi di peccati.

Ci viene nuovamente promessa la terra d'Israele, una terra stillante latte e miele, raccomandandoci di fare attenzione a non seguire le usanze che avevano i popoli che l'hanno abitata prima che arrivassero a far disgustare H.
Pertanto è un nostro dovere saper distinguere tra ciò che è puro e ciò che è impuro, perchè il nostro popolo è consacrato a H.

Shabbat Shalom

venerdì 12 aprile 2013

Tazria-Metzorà

Tazria

D. convoca Moshe per comunicargli alcune leggi sull'impurità di una donna che partorisce un figlio o una figlia, e i rituali relativi alla sua purificazione. Viene ricordato il precetto della Milah (circoncisione), precisando che andrà compiuto nell'ottavo giorno dopo la nascita.

D. parla a Moshe ed a Aroon per insegnare loro come comportarsi con le persone affette da tzaraat, cioè macchie che potevano comparire sulla pelle in seguito ad alcuni tipi di averot.
Tale macchia poteva essere un gonfiore, seet, una decolorazione, sappachat, o una baheret, macchia lucida. La persona affetta doveva presentarsi davanti al sacerdote, il quale la esaminava con attenzione, ed in base ad alcuni segni dichiarava la persona pura o impura.

La persona dichiarata impura sarebbe dovuta restare per un certo periodo, generalmente sette giorni, in isolamento; dopo di che si sarebbe dovuta ripresentare al sacerdote, che al riesame di alcuni segni, stabiliva se la persona poteva essere considerata nuovamente pura.

La tzaarat poteva colpire in alcuni casi anche il viso dell'uomo o i suoi vestiti; il processo di purificazione rimaneva invariato rispetto al precedente.


Metzora

Vengono riportate tutte le regole del processo di purificazione per la persona affetta da tzaraat.
Esaminata e valutata dal sacerdote l'estinzione della lesione, il guarito doveva portare dei sacrifici, radere ogni pelo e fare il bagno rituale.
Dopo di che il sacerdote chiedeva espiazione per suo conto, e la persona era pura.

La Torah riporta un tipo di rituale di purificazione alternativo per coloro che per la loro condizione economica non avrebbero potuto sostenere il costo dei sacrifici.

Le macchie, la tzaarat potevano colpire anche una casa: in questo caso venivano tolti tutti gli oggetti dall'abitazione e veniva chiamato il sacerdote, che esaminando le macchie, valutava di che tipo di tzaarat si trattava. In alcuni casi era sufficiente soltanto raschiare l'intonaco delle macchie, in altri era necessario far abbattere tutta la casa. Anche per questo tipo di tzaarat era necessario portare dei sacrifici e chiedere espiazione per poter considerare la casa nuovamente pura.

La Parasha si conclude spiegando le regole relative all'impurità dovuta a delle perdite sia nell'uomo che nella donna. L'impurità viene trasmessa anche agli oggetti che vengono in contatto con la persona non ancora purificata.
Anche in questo caso vengono riportati tutti i sacrifici necessari e i rituali per chiedere espiazione.

Viene rievidenziata l'importanza, per il nostro popolo, del distinguere tra ciò che puro e ciò che è impuro affinchè H. possa risedere tra noi.

Shabbat Shalom